"Se gli uomini non nutrono un ideale in un mondo migliore perdono qualcosa.
L'umanità non potrebbe funzionare senza le grandi speranze, le passioni assolute."
Eric J. Hobsbawm

venerdì 12 novembre 2010

Ma vogliamo piantarla con … Parte prima: le riforme

Abbiamo una serie di parole che ci ossessionano, che descrivono obiettivi che riteniamo assolutamente imprescindibili per evitare immani catastrofi. Tra queste parole ci sono certamente: riforme istituzionali, stabilità, competitività, produttività, governabilità.

Ebbene scriverò quattro piccoli post (che, poi, raccoglierò in un documento) nei quali cercherò di convincere che si tratta di obiettivi insensati. Poi ne scriverò un altro con una proposta di obiettivi alternativi. Ma dopo. Prima è necessario sgombrare il campo da una zavorra cognitiva (le parole-obiettivo insensate) che stanno assorbendo, per fortuna inutilmente (per fortuna non riusciamo a realizzarli, così limitiamo i danni) le nostre energie personali e sociali.

Cominciamo dalle riforme istituzionali.
Perché si cerca di fare riforme istituzionali? Perché si pensa che esse innescheranno sviluppo. Perché, ad esempio, creeranno un Sistema Paese più competitivo. E, conseguentemente, imprese più competitive.
E cosa c’è di sbagliato nel voler creare le condizioni per la competitività delle imprese?
Be’, come ho detto perché si potrebbe tagliare la testa al toro dicendo: se la competitività non è un obiettivo desiderabile (no serve a creare sviluppo) allora non lo sono neanche le riforme istituzionali che servono a costruirla.

Ma non uso questo argomento perché di competitività parlerò in un prossimo post.

Ne uso un altro semplice, ma, credo, molto forte …

Esso è preso da quella scienza che si chiama sistemica e che noi stiamo contribuendo a sviluppare con ricerche specifiche (l’emergere di meta strutture nello sviluppo dei sistemi complessi) e con la partecipazione a costruire il quel corpus teorico che si chiama sistemica quantistica.

La sistemica ci rivela che tutta la conoscenza di cui disponiamo non è in grado di farci prevedere quali sono le conseguenze di un cambiamento delle condizioni al contorno di un sistema complesso e, peggio ancora, dei sottosistemi di cui esso è fatto. Tradotto: non è possibile progettare le conseguenze di un pacchetto di riforme istituzionali. Possiamo progettare un pacchetto di riforme con tutte le buone intenzioni del mondo e, poi, ottenere risultati opposti.

La stessa sistemica si spinge ancora più avanti: ci dice che queste conseguenze non solo non le sappiamo prevedere, ma sono prevedibili.

Ed allora? La conclusione è una sola: è scientificamente insensato dire che le riforme istituzionali che abbiamo progettato, per le quali ci battiamo e consumiamo energie personali e sociali, permetteranno di ricominciare a costruire sviluppo …

Bene rivelato questo mi aspetto che le classi dirigenti riflettano su questa ansia un po’ maniacale di riforme? Certo che no! Perché il gioco delle riforme è intrigante. Permette di leticare ed accusare senza pagare dazio alla conoscenza. Senza dover, ad esempio, studiare le sistemica. Che assurdità: studiare le sistemica per governare sistemi complessi. O no?



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