"Se gli uomini non nutrono un ideale in un mondo migliore perdono qualcosa.
L'umanità non potrebbe funzionare senza le grandi speranze, le passioni assolute."
Eric J. Hobsbawm

giovedì 10 febbraio 2011

L’imprenditore, demiurgo di una nuova società

L’obiettivo di questo post è quello di scoprire quale è l’anima profonda del fare impresa. L’imprenditore: chi è costui?
Propongo la mia risposta, certamente solo un primo tentativo, alla ricerca di mille altri contributi.
Credo sia indispensabile riscoprire l’anima profonda dell’imprenditore perché è questa la vera risorsa per tornar a generare sviluppo
Io credo che l’imprenditore si ponga di fronte alla realtà, alla natura e alla società, in un modo tutt’affatto particolare: con la sindrome di Dio. Intendo dire: con la voglia di costruire un mondo a sua immagine e somiglianza.
Ponendosi in questo modo di fronte alla realtà esterna, e, proprio solo perché si pone in questo modo di fronte ad essa, l’imprenditore scopre che  è ricca di potenzialità di divenire. Cioè: ricca di esigenze immature, incerte, embrionali che possono concretizzarsi in mille modi e, quindi, di mondi diversi e, spesso, mutuamente escludentesi.
E, poi, scopre che è straricca, sempre più ricca, di tecnologie dalle mille prestazioni possibili, che sembrano fatte apposta per trasformare le potenzialità di divenire della società in concreti nuovi mondi.

L’azione imprenditoriale: un processo di creazione sociale
L’imprenditore, novello demiurgo, di fronte all’universo di potenzialità che può potenzialmente cogliere, sceglie quelle che considera più vivide, che vede più chiaramente, che lo emozionano di più.
Forse nel passato era meno vero, ma oggi lo è di certo: il limite dell’azione imprenditoriale non sta nelle potenzialità di divenire che emergono dalla società, che sono praticamente infinite. Forse un po’ sta negli strumenti progettuali (la cultura d’impresa) oggi disponibili per attualizzare queste potenzialità. Ma, soprattutto, sta nello sguardo dell’imprenditore, nella sua vastità, profondità ed audacia.
Ad ogni modo, nei limiti permessi dal suo sguardo egli immagina una sua proposta di prodotto o servizio usando alcune delle prestazioni potenziali delle tecnologie che riesce a vedere e comprendere.
La sua proposta è inevitabilmente incompiuta, ma, se riesce ad essere emozionante, mobilitante, allora attiva un dialogo tra il mondo interno (l’organizzazione che l’imprenditore ha creato intorno a sé) ed il mondo esterno all’impresa.
E’ questo dialogo  che fa “maturare”, concretizzare, precisare le mille esigenze potenziali in esigenze definite, le mille potenzialità delle tecnologie in un prodotto che soddisfa queste esigenze e le mille potenzialità organizzative  in una organizzazione specifica capace di costruire con efficienza e vendere quel prodotto.
In sintesi, credo si possa dire che l’azione imprenditoriale è un processo di creazione sociale. Ma di cosa?

Il risultato: un nuovo mondo
E’ stupefacente il risultato che produce un processo imprenditoriale. Esso non attiva solo un nuovo scambio economico (definito in termini di prestazioni, costo e prezzo del prodotto fornito), ma crea un vero e proprio nuovo “universo antropologico”, caratterizzato da una sua specifica visione della società, che si manifesta attraverso quello scambio economico.
Detto diversamente, la proposta di un imprenditore  è una proposta di futuro, un ologramma per una nuova società. Si tratta di tutto il contrario di una proposta necessitata, della scoperta della via di evoluzione della società scelta dal destino e della rinuncia alle altre vie che, anche se immaginabili, sono illusorie.

Se e quando l’imprenditore successo scatena un circolo virtuoso. Arrivano gli imitatori che, almeno all’inizio, lo aiutano ad aumentare la qualità e la quantità dell’offerta. L’apparire degli imitatori è, dunque, sia un segno di successo che un fattore di sviluppo perché aiuta ad allargare il mercato che l’impresa ha creato. E’ solo questa alleanza informale tra imprese potenzialmente concorrenti che genera lo sviluppo di nuovi settori industriali.
Tentando una sintesi “astratta”, un imprenditore attiva e porta a compimento processi di creazione sociale di nuovi mondi che, proprio grazie al processo sociale attraverso il quale sono generati, vengono giudicati, socialmente, eticamente giusti ed esteticamente emozionanti. Come si vede il suo metodo di management, di governo è radicalmente diverso da quello “previsto” dalla società industriale. E’ radicalmente diverso dal management dei testi di management e dei corsi di formazione manageriale.

La conferma dal passato

Il processo imprenditoriale che ho precedentemente descritto è quello che ha dato origine al nostro sistema industriale.
Esso ha dato origine ad un sistema di piccole e medie imprese che prima non esisteva e che ha permesso un incremento rilevante della qualità della vita in tutti i territori del nostro Paese.
Esso ha dato origine anche ad imprese-sistema come la Fiat che è stata l’azienda simbolo e sintesi di un processo di sviluppo che è stato industriale e “car centered”. Ed ha funto da catalizzatore di tante energie imprenditoriali a monte, a valle ed a lato del prodotto auto e da uno sviluppo sociale complessivo: dal sistema delle infrastrutture, ai flussi migratori, allo sviluppo della città di Torino.

E’ emersa  piano piano, attraverso percorsi arzigogolati per nulla lineari, vivendo costruttivamente mille contraddizioni.
E’ nata, dall’azione convergente e dal basso di mille attori che hanno creato mille poli generatori di futuro in mille luoghi sociali. E’ nata da continue sintesi ex post che, a poco a poco, sono andate a consolidare, da un lato, strutture sociali concrete e la visione della società industriale ideale che ho descritto nel paragrafo precedente la società. Dall’altro, le pratiche e le teorie scientifiche e la visione ideale della scienza ufficiale.
Più in particolare

E’ sempre stato così!
Il processo di creazione della società industriale non è stato un unicum. Tutti i processi di creazione di società, imperi e rinascimenti si sono sviluppati secondo questa stessa dinamica.


Una imprenditorialità di popolo


Ma non ci sono stati solo gli imprenditori economici. A questa imprenditoria economica si è associata sinergicamente, sempre nel dopoguerra, una imprenditoria sociale, politica, istituzionale e culturale che ha avviato un processo partecipato, responsabilizzante, progettuale ed emotivo, dello stesso tipo di quello avviato e gestito dagli imprenditori economici, che ha creato una nuova società ed un nuovo Stato.

Questo processo di imprenditorialità complessiva, che propongo di definire “imprenditorialità di popolo”, ha prodotto etica ed estetica. Non l’etica e l’estetica perfetta che certamente non esistono. Ma una società certamente più giusta e più bella di quella dalla quale si era partiti. Tanto etica e bella da riuscire ad essere scontenta di se stessa. E fornire immediatamente stimoli per costruire una società più giusta e più bella.


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