"Se gli uomini non nutrono un ideale in un mondo migliore perdono qualcosa.
L'umanità non potrebbe funzionare senza le grandi speranze, le passioni assolute."
Eric J. Hobsbawm

lunedì 18 aprile 2011

Intervista a Manuel Grimaldi, Amministratore Delegato Grimaldi Lines


Amministratore Delegato e uno dei proprietari, insieme ad altri membri della famiglia, del gruppo Grimaldi,  multinazionale operante nella logistica, specializzata nelle operazioni di navi roll-on/roll-off, car carrier e traghetti. Con un giro di affari di circa 2.5 miliardi di euro, il gruppo, con base a Napoli, è interamente posseduto dalla famiglia anche se alcune società sono attualmente quotate in borsa (Finnlines ad Helsinky, Minoan ad Atene). Una eccellenza imprenditoriale dal sud Italia posizionata nel mercato mondiale nel mondo della logistica.

Luciano Martinoli

 Iniziamo con una considerazione di carattere generale: prodotti industriali del mondo occidentale interessano sempre meno, e non solo per minore capacità di acquisto delle famiglie.


Manuel Grimaldi

A mio avviso le motivazioni sono economiche e finanziarie. Laddove la manifattura di prodotti richiede un’alta intensità di lavoro, senza aggiunta di valore, diventa insostenibile produrre da questa parte del mondo e scatta la motivazione alla delocalizzazione. Non si può continuare a spendere laddove non c’è più vocazione, capacità di creare.
Dal punto di vista finanziario invece c’è stata una ubriacatura del sistema, una offerta esagerata di liquidità che ha allettato tutti ad indebitarsi più del lecito, nella speranza di una stabilità di mercato che, poi, non c’è stata. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: aziende che pur avrebbero avuto la capacità di stare sul mercato, sono state strozzate dal peso dei debiti della loro ingordigia, non essendo alimentate dal flusso di ricavi del periodo pre-crisi.
Inoltre il mondo occidentale ha una strutturale carenza di materie prime che oggi, a differenza di ieri, vede l’ingresso sul mercato di concorrenti nuovi e temibili, in termini di volumi e liquidità: Cina e India primi fra tutti. Questo ha portato da un lato uno notevole spostamento di risorse nei paesi fornitori di tali materie, sopratutto i produttori di petrolio, e dall’altro un elevato aumento dei prezzi dell’energia, dovuti ad una domanda crescente.


lunedì 11 aprile 2011

Precario è il nostro sistema industriale ed economico.


di
Francesco Zanotti

La precarietà certamente genera insicurezza, paura. Anche, se ovviamente, non in tutti. Occorre dire che c’è chi non accetterebbe nulla di diverso dalla precarietà. C’è chi non ha nessuna voglia di legare il proprio futuro ad una sola impresa. Che considera se stesso la propria impresa. Ma questo desiderio di libertà imprenditoriale non può diventare “obbligatorio”. Occorre, ovviamente, costruire posti di lavoro stabili per tutti coloro che, invece, sentono la precarietà come un limite alla propria autorealizzazione.

Per tutti costoro scrivo il presente post. Ed avanzo una proposta: dobbiamo spostare l’attenzione dal posto di lavoro all’economia. E’ l’economia che è precaria. La precarietà del posto di lavoro è solo una conseguenza della precarietà dell’economia. Il lettore non pensi che sto cercando di difendere la precarietà. Sto cercando una stabilità (per coloro che la desiderano) vera e non finta e insostenibile. Cercando una stabilità vera metterò sul banco degli imputati gli imprenditori (non solo economici, ma sociali, politici, istituzionali, culturali) non perché sono egoisti  (vogliono guadagnare troppo alle spalle dei precari). Ma perché non innovano questa economia e questa società. Facendo un danno, innanzitutto, a loro stessi e, poi, a tutti coloro che vedono loro come garanti della stabilità.

lunedì 4 aprile 2011

Il circolo vizioso del sistema bancario: il risparmio che diventa capannone … vuoto


di
Francesco Zanotti

Io credo che per avere una immagine più realistica della situazione del sistema bancario occorre guardare alla situazione dei clienti delle banche. Se si guarda da questo punto di vista, il sistema bancario italiano appare assorbito in un drammatico circolo vizioso.

La situazione “media” del sistema delle imprese è descritta da un titolo di un articolo a tutta pagina (apre le sezione “Economia e imprese”) del Sole 24 ore di Giovedì 31 marzo 2011: “Allarme margini per le PMI”.
In sostanza l’articolo dice che, mediamente, stanno calando i margini delle imprese perché non si riescono a scaricare i costi sui clienti. A me sembra una attesa perdente quella di scaricare i costi: è necessario far sì che i clienti riconoscano il valore di quello che si vende loro. E’ necessario arricchire, trasformare il sistema d’offerta in modo che acquisti maggior (possibilmente unico) valore rispetto ai clienti. Ma riprenderò dopo queste “quisquiglie”.