"Se gli uomini non nutrono un ideale in un mondo migliore perdono qualcosa.
L'umanità non potrebbe funzionare senza le grandi speranze, le passioni assolute."
Eric J. Hobsbawm

giovedì 28 luglio 2011

Io imprenditore, le mie associazioni, gli stipendi da pagare

di
Francesco Zanotti

Tutti i giornali di oggi riportano le proposte congiunte delle principali associazioni imprenditoriali e sindacali.
Immaginiamo che io sia uno dei piccoli imprenditori che aveva un mestiere, ma che ora sta perdendo di senso. Oppure un terzista che sta soffrendo la crisi del suo cliente di riferimento … Qualcuno,forse, si ricorda il caso da me citato più volte e raccontato dal prof Sartori: un produttore di scarpe toscano a cui la produzione di scarpe costa 17 Euro che si è trovato sdoganate al porto di Livorno scarpe provenienti dalla Cina a 4 Euro. Ecco prendiamo questo piccolo imprenditore, le sue ansie nel pagare gli stipendi, la sua liquidità esaurita, le banche e i creditori in allarme se non sul sentiero di guerra, come riferimento.
E cerchiamo di capire l’impatto che avranno su di lui queste proposte. Immaginiamo anche che esse possano venire realizzate con un colpo di bacchetta magica …

giovedì 21 luglio 2011

Intervista Dott. Ortolani dell'Ordine Commercialisti di Milano

Questa volta è il turno di un importante stakeholder a supporto del sistema banca-impresa: il commercialista.
Intervista al Dott Ortolani, presidente della commissione Banche Assicurazioni e Intermediari Finanziari dell'Ordine dei Commercialisti di Milano


Martinoli: Iniziamo da una domanda “sistemica”: quale sarà, a suo giudizio, il futuro del sistema imprenditoriale italiano?
Cambierà poco? Cioè dipenderà dall’uso di nuove tecnologie, per servire meglio esigenze di sempre, ma così facendo aumentando la competizione delle singole imprese.
Oppure cambierà tanto? Cioè dipenderà dalla creazione di servizi e prodotti totalmente nuovi che creeranno altrettanto nuovi mercati?

Ortolani: Ho maturato un’esperienza personale nelle PMI, dove mi sono concentrato con una proposta specifica per il cambio generazionale. E’ un momento molto peculiare per la vita di queste aziende che diventa problematica non nel primo passaggio generazionale, fondatore -> figlio, ma in quello successivo. Sovente lo spirito innovatore che ha illuminato il fondatore si è perso, o forse il figlio non ha saputo, o voluto, dar nuova vita all’idea imprenditoriale iniziale, fatto sta che al secondo passaggio è frequente scoprire che l’azienda opera in un settore maturo, che è incapace di innovarsi, che gli imprenditori di seconda generazione non hanno voglia né di impegnarsi né di passare la mano. I loro figli si tengono ben lontani dall’azienda perché sanno che in questa situazione non hanno spazio e, dunque, il problema di questo passaggio generazionale è di entrambi ma, se chiarito e affrontato professionalmente, fa anche emergere una insospettabile voglia dei rampolli a cimentarsi con l’impresa dell’illustre nonno.
Allora il problema è sicuramente strategico: l’imprenditore ha iniziato con un’idea forte ma poi non ha saputo strutturarsi e ha dato in eredità questa intrinseca debolezza alle generazioni future. Sbloccare questa situazione sarà la discriminante per uno sviluppo del primo o secondo tipo.

lunedì 18 luglio 2011

Intervista Leonardo Bassilichi, Dir. Gen. Bassilichi



Questa volta il nostro peregrinare senza fine, a caccia di spunti e opinioni sull'imprenditorialità e sul rapporto Banca-Impresa, ci porta in Toscana e più precisamente a Firenze in Bassilichi , tra i leader nazionali del settore del BPO bancario e non solo. Con 256 milioni di fatturato nel 2010 e più di mille dipendenti, il gruppo gode di questa posizione grazie ad una fedele ma continua re-interpretazione della missione iniziale del 1957, e intelligenti e coraggiose operazioni di riposizionamento nel corso degli anni.

Abbiamo incontrato Leonardo Bassilichi, direttore generale del gruppo.


Martinoli:  Iniziamo da una prospettiva di carattere generale. A suo giudizio quale sarà il futuro del sistema imprenditoriale italiano? Sarà di tipo “competitivo”, cioè dipenderà dall’uso di nuove tecnologie, per servire meglio esigenze di sempre, o di tipo “imprenditoriale”, vale a dire che dipenderà dalla creazione di servizi e prodotti (anche ovviamente usando nuove tecnologie) che creeranno nuovi mercati (o parti di esso)?

Bassilichi: Uno non esclude l’altro. Gli imprenditori devono trascinare il loro comparto sia nel migliorare quello che c’è, dunque il primo scenario, sia nell’inventare nuovi serivizi e prodotti, il secondo. Il problema di questo momento è che siamo fermi nel fare entrambe le cose. Anche i fenomeni auspicati di aggregazione vengono invocati o incoraggiati senza un progetto imprenditoriale; in pratica, dovrebbero esserne mezzo e non obiettivo fine a se stesso. Certo la massa critica è indispensabile per raggiungere livelli di qualità in alcuni settori, ma non può essere l’unico obiettivo, sarebbe di corto respiro. Inoltre, ci sono delle fasi della vita di un’impresa, come dimostra la nostra storia, in cui l’imprenditore non necessariamente deve essere anche il manager. 

giovedì 14 luglio 2011

Private Equity: finanziare il circolante o imparare la strategia?

di
Francesco Zanotti

Oggi verrà presentato a Milano uno studio Roland Berger sulla situazione del Private Equity e su come costruirne il futuro.
Da quanto scrive S. Fi. sul Sole 24 ore, lo studio afferma che il Private Equity sta vivendo un momento di crisi dal quale si esce smettendo di fare ai sottoscrittori promesse impossibili da mantenere ed usando la risorse disponibili non per fare nuove operazioni, ma per soddisfare la fame di liquidità delle imprese acquisite.

Ecco io credo che questa proposta sia come tirarsi la zappa sui piedi. Credo che sia necessario rendere disponibile al mondo del Private Equity, nello specifico, ma anche a tutti coloro che finanziano, a vario titolo, le imprese, le conoscenze di strategia d’impresa. E’ usando queste conoscenze che si vede l’assurdità del finanziare strutturalmente circolante nella presente situazione economica.

giovedì 7 luglio 2011

Analisi strategica di una scelta: Competere non rinnovare!

di
Luciano Martinoli

Della crisi di Nokia ne hanno parlato ormai un po’ tutti, ma recentemente Bloomberg Businessweek ha cercato di farne un resoconto al di là delle analisi specialistiche, sia tecniche che economiche.
Ovviamente da un articolo di giornale non è possibile conoscere il dettaglio e le sfumature della situazione, indubbiamente complessa. Ma le scelte dichiarate ed eseguite dal suo nuovo AD, Stephen Elop ex manager di Microsoft, lanciano un messaggio chiaro e forte: Nokia ha rinunciato a creare qualcosa di nuovo e ha scelto di competere!
Andiamo con ordine.

lunedì 4 luglio 2011

I debiti si pagano solo attraverso un Progetto di Sviluppo

di
Francesco Zanotti


Dimentichiamo anche le verità più elementari.
Almeno due, complementari.

La prima: i debiti (il debito pubblico) si possono pagare solo aumentando i ricavi (misurati, magari,  attraverso un indicatore meno primitivo del PIL). Forse servono anche tagli (io credo di no, perché i tagli deprimono gli scambi e il cuore), ma certamente da soli non bastano.  Se poi si promettono solo tagli (come sta facendo il governo Italiano) perché quelli veri li si faranno solo negli anni a venire, allora si rasenta anche la presa in giro.

Seconda verità elementare disattesa: per aumentare i ricavi occorre un Progetto di Sviluppo Paese. Non solo riforme strutturali, ma un Progetto di Sviluppo. Un Progetto di Sviluppo che indichi quale è la visione del futuro di un Paese, quale mission si vuole dare (cercando di capire quale può essere la sua vocazione profonda), su quali tipi di ricerca (per inciso: non basta parlare di ricerca, occorre dire quale. Vogliamo perseguire la riduzionistica ed anacronistica big science o cerchiamo di costruire una nuova scienza?) e di formazione  si punta, quali saranno i settori di attività futura … Certo anche le riforme, ma dopo. Quando si è progettato il “meccanismo” che porterà ad aumentar i ricavi e a rendere disponibili quelle risorse che permetteranno di migliorare non di tagliare Stato Sociale e quant’altro.