"Se gli uomini non nutrono un ideale in un mondo migliore perdono qualcosa.
L'umanità non potrebbe funzionare senza le grandi speranze, le passioni assolute."
Eric J. Hobsbawm

lunedì 14 novembre 2011

Basta incentivi, sussidi et similia … Torniamo a fare gli Imprenditori

di
Francesco Zanotti

Imprenditori on la “I” maiuscola.
Oggi sembra che le imprese possano superare la crisi solo con qualche tipo di aiuto dallo Stato. Aiuto diretto come risorse finanziarie: a fondo perduto o a tassi agevolati. Aiuti indiretti che riguardano il miglior funzionamento dell’ambiente in cui opera l’impresa.
Nessuno contesta la strategia degli aiuti, anzi tutti ne chiedono tutti il più possibile.

Ecco io credo che il richiedere aiuti allo Stato costituisca la morte della libera impresa, in mille sensi. Sia una strategia da imprenditori con una “i” minuscolissima.

Proporrò alcune osservazioni al riguardo: mi piacerebbe proprio fossero smontate, che mi si convincesse che una strategia degli aiuti ci può garantire “magnifiche sorti e progressive”.
Ma non credo proprio sia così. E se non è così, allora è straordinariamente dannoso farci affidamento.

Innanzitutto il bisogno di aiuto nasce da una crescita continua della competizione. Si pensa che questa crescita sia “naturale” e, quindi, non la si possa fermare, allora gli aiuti dovranno non solo continuare nel tempo, ma dovranno essere sempre più “intensi” perché anche gli altri Stati faranno altrettanto. Detto diversamente, si sta cercando di vincere (sopravvivere) alla competizione passando ad un livello superiore: da una competizione tra imprese ad una competizione tra Stati.
Ma, domanda: dove vanno gli Stati a prendere le risorse per supportare la competitività delle imprese? Soprattutto: dove li va a prendere il nostro Paese? Tagliando i servizi alla collettività?

Per uscire da questa che a me sembra una vera e proprio trappola, occorre ricordare che in un’economia di mercato è l’impresa che produce ricchezza. Sono le risorse generate dall’impresa che permettono di finanziare i servi alla collettività. Allora noi stiamo cercando di sopravvivere alle dinamiche di un’economia di mercato (la competizione) distruggendo le basi stesse dell’economia di mercato: il fatto che è l’impresa l’Attore deputato a produrre ricchezza.

Questa considerazione dovrebbe già far risuonare un grande campanellone d’allarme, segnalando che c’è qualcosa che non va. Qualcosa in questo ragionare che suona storto.
Sostanzialmente è sbagliata la convinzione che la competizione sia una caratteristica naturale del libero mercato. Essa nasce da come noi affrontiamo il libero mercato. Detto più brutalmente: la competizione è generata dal competere.
Tornare ad essere Imprenditori con la “I” maiuscola significa rifiutarsi di competer e tornare ad essere costruttori di nuovi mondi.
L’illustrazione di queste tesi ai prossimi post.

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