"Se gli uomini non nutrono un ideale in un mondo migliore perdono qualcosa.
L'umanità non potrebbe funzionare senza le grandi speranze, le passioni assolute."
Eric J. Hobsbawm

giovedì 26 gennaio 2012

C’era una volta e ora non c’è più …



di
Cesare Sacerdoti
c.sacerdoti@cse-crescendo.com
Il 23 gennaio 2012, a palazzo Clerici a Milano si è tenuto un dibaditto in ISPI organizzato in occasione della pubblicazione di un volume dedicato - a 5 anni dalla sua scomparsa - a Leopoldo Pirelli (1925-2007), che dell’ISPI e delle prospettive internazionali della cultura e delle imprese italiane è sempre stato appassionato sostenitore.
Nel corso dell’incontro è stato presentato un servizio televisivo del 1963 in cui il padre di Leopoldo, Alberto, ricordava le origini della Pirelli ed in particolare mostrava la foto dei 10 laureati in ingegneria nel 1870 al Politecnico di Milano.
E’ impressionante leggerne i nomi: G.B. Pirelli: “Nel 1872 sottopose ad un gruppo di benestanti meneghini un progetto industriale, basato sullo sviluppo della gomma, che convinse un gruppo di banche cittadine a sovvenzionare la nascita della "G.B.Pirelli & C.", embrione della futura Pirelli” (da Wikipedia).

Alberto Riva fonderà la famosa società produttrice di turbine (portandola già nel 1899 a realizzare il primo impianto che sfrutta l’energia delle cascate del Niagara).
Angelo Salmoiraghi che entrato in Filotecnica, poi Filotecnica Salmoiraghi, ne dirigerà lo sviluppo per poi acquisirla e renderla leader nel settore degli strumenti ottici di precisione e primo produttore in Italia di macchine per cucire.
Bartolomeo Cabella che entrò in Tecnomasio per diventarne già nel 1871 il direttore, ruolo che ricoprì sino al 1903, quando fu acquisita dalla svizzera Brown Boveri.
E poi Pio Borghi (Cotonificio Borghi), C. Saldini (terzo rettore del Politecnico ricordato anche per il suo innovativo lavoro nel campo delle normative antinfortunistiche), Carlo Salviotti, Colombini, Rasura, Tommasini.
In sintesi, un gruppo di visionari non solo perché fondano o sviluppano società di successo, ma ancor più perché mettono le basi a un radicale cambiamento del Paese: “l'Italia era un paese periferico in un'Europa in rapido sviluppo, il reddito complessivo era 1/3 di quello francese e 1/4 di quello inglese, le dotazioni infrastrutturali erano ancora meno sviluppate (2.000 km di strada ferrata contro i 17,000 dell'Inghilterra e i 9.000 della Francia); mentre ancora più elevato era il divario nelle dotazioni del comparto manifatturiero, il che si traduceva in differenze elevate di produttività” (Magda Bianco l’industria Italiana ed. Il Mulino).
Fare industria, allora, era tutt’altro che semplice: non c’era la cultura, in un paese ancora fortemente ancorato all’agricultura; non c’era manodopera. E non c’erano neanche i capitali iniziali (G.B. Pirelli era l’ottavo di dieci figli di un panettiere di Varenna).
Ma anche i docenti universitari svolgevano un ruolo fondamentale: un esempio ne è il prof Giuseppe Colombo (quello del manuale Colombo) che suggeriva a Pirelli di occuparsi della gomma.

Nel 1871 (16 marzo), Giuseppe Colombo scrive a Giovan Battista Pirelli: "La di Lei idea di darsi all'industria serica è buona in sé; non perda tuttavia di vista l'obiettivo del Caoutchouc. Questa sarebbe un'industria nuova affatto, mentre quella della seta è già tanto sfruttata da noi che poco margine ci resta sia per produzione di filati o tessuti sia per la costruzione delle macchine relative."
Viene allora da pensare a oggi; ai neolaureati in attesa di un posto di lavoro; al ruolo che svolge l’università: i giovani di oggi hanno indubbiamente un bagaglio di conoscenze infinitamente superiore a quello che avevano i loro coetanei della fine dell’800; hanno strumenti quali internet, la facilità di viaggiare, la facilità di comunicare, inimmaginabili neanche per un visionario come Verne; eppure sembrano in attesa che qualcuno dia loro il loro stesso futuro.

“Una volta ho sentito che solo il 3% delle persone è impegnato a progettare la vita che sogna…la maggior parte della gente passa il proprio tempo a scrivere la lista della spesa invece che pensare al futuro” (Carmine Gallo, Pensare come Steve Jobs; ed. Sperling & Kupfer).
Abbiamo visto che ci sono stati anche da noi i nostri Steve Jobs, persone che hanno saputo immaginare e costruire un mondo radicalmente diverso. Allora nostro compito, compito della nostra generazione è quello di fornire alle nuove generazioni gli strumenti per divenire novelli Steve Jobs.
E i nostri lettori sanno che proponiamo Expo della Conoscenza come luogo di raccolta e sviluppo delle nuove conoscenze per fornire strumenti punti di vista nuovi per ripensare alla società del futuro, così come i giovani Pirelli, Salmoiraghi, Cabella ecc. hanno saputo immaginare la società industriale anche per l’Italia. Perché “la costruzione di un giusto ordinamento sociale e statale…è un compito che ogni generazione deve nuovamente affrontare” (Card. A. Scola).

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