"Se gli uomini non nutrono un ideale in un mondo migliore perdono qualcosa.
L'umanità non potrebbe funzionare senza le grandi speranze, le passioni assolute."
Eric J. Hobsbawm

lunedì 23 gennaio 2012

Comunismo societario, Progetto di Impresa, Rating e sviluppo economico


di
Francesco Zanotti


Domenica 22 gennaio 2012 è apparso sul Sole 24 ore di un articolo di Luigi Zingales dal titolo “Fonsai e il dirigismo all’italiana”.
L’autore riscrive la storia di Fondiaria e la sua successiva ricollocazione dalla Montedison di Schimberni (che l’aveva soffiata a Carlo Bonomi) alla Ferfin di Gardini ed al suo successivo al defenestramento fino a Ligresti. Il tutto ad opera di Mediobanca. L’autore sostiene che questo processo è frutto di quello che definisce “comunismo societario”. In sostanza, le scelte economiche vengono fatte secondo logiche di potere e le conseguenze economiche ricadono sulle società. Per evitare questo comunismo societario l’autore chiede nuovi meccanismi di selezione della classe dirigente che non usino più come criterio di selezione l’ “amicizia”.
Sono stato protagonista professionale (non manageriale) di un pezzo importante di questa sequela di passaggi.
Il culmine del mio lavoro professionale è stato la stesura, commissionatami dall’allora team di vertice di Fondiaria (Alfonso Scarpa, Amministratore Delegato e Sergio Chiostri), di un Progetto Strategico che raccontasse i risultati raggiunti e descrivesse un cammino possibile per il futuro. Era subito dopo la defenestrazione di Gardini e la morte di Camillo Debenedetti (che era Socio di Gardini) e il management di allora voleva presentare ai nuovi rappresentanti degli azionisti la Fondiaria attraverso un suo importante Progetto Strategico.
Nel redigere quel Progetto strategico abbiamo utilizzato la cultura strategica più avanzata a quei tempi. Anzi una nostra proposta di nuova cultura strategica che costituiva una sintesi della miglior cultura strategica internazionale (censita anche attraverso un intenso relazionarsi anche con la Harvard Business School)  ed un suo superamento grazie alla allora nascente cultura della complessità.
Ovviamente Zingales ha ragione e quel Progetto Strategico non è stato nemmeno letto ed il management è stato sostituito indipendentemente dal progetto che aveva presentato.
Ma ho voluto citare ugualmente la “vicenda” della cultura strategica perché essa permette, accanto al discorso sul potere che ha proposto Zingales (e che è una lettura certamente appropriata,) di fare anche una diversa lettura di quanto è accaduto.
In questi ultimi vent’anni non solo si è venuta quasi esasperando la cultura del potere (non più temperata dall’afflato etico e dalla cultura di un uomo come Cuccia). Ma si è anche perduto completamente interesse alla cultura strategica. Cioè a quell’insieme di conoscenze e metodologie che servono a valutare e progettare le imprese. I progetti di impresa sono diventati sempre più poveri perché si sono impoverite le conoscenze e le metodologie strategiche che vengono usate. Fino al paradosso di oggi dove si usa una conoscenza strategica molto più povera non solo di quella che avevamo usato vent’anni fa (e che da allora ha compiuto rilevanti progressi), ma anche rispetto alla cultura strategica mediamente usata a quei tempi. Accanto ad una crescita del potere vi è stata una parallela perdita di valore della conoscenza.

Come uscirne? Beh formando le nuove classi dirigenti (forse anche quelle attuali) ad una avanzata cultura strategica che permetta loro visioni, capacità valutative e progettuali molto più intense.
Ma che c’entra il problema del rating e dello sviluppo del nostro sistema economico?
C’entra grandemente. Le attuali metodologie di rating prescindono completamente dalla cultura strategica. Il rapporto banca impresa … anch’esso. Se i top manager delle banche e delle imprese e gli imprenditori disponessero di una cultura strategica avanzata non ci si perderebbe più nel conservare il presente, ma si avvierebbe una nuova stagione di radicale riprogettazione del nostro sistema economico e della nostra società. E il gioco del progetto fa dimenticare in fretta il gioco del potere.

1 commento:

  1. Pubblico con piacere il commento di Luigi Zingales:
    "A me sembra che quanto dice il dott Zanotti non fa altro che confermare quanto detto. La strategia e stata messa da parte per questioni di potere."

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