"Se gli uomini non nutrono un ideale in un mondo migliore perdono qualcosa.
L'umanità non potrebbe funzionare senza le grandi speranze, le passioni assolute."
Eric J. Hobsbawm

mercoledì 4 aprile 2012

L’estetica di un business plan: una misura della capacità di sviluppo


di
Francesco Zanotti


Non è una deriva bucolico-nostalgica. E’ un ragionamento serio … L’indicazione di un metro di valutazione delle direzioni di sviluppo. Che dovrebbero usare sia banche che imprese.

Se vi sedete sulle rive di un torrente di montagna davanti ad un ghiacciaio, oppure davanti al mare che lambisce la spiaggia di un’isola tropicale vi sentite parte della natura. Sono sensazioni positive, emozionanti, dolci, profumate.
Adesso immaginate di sedervi nel piazzale antistante una impresa industriale. Ecco non avrete esattamente le stesse sensazioni.
E va beh, risponderete, bella forza, questo è un duro ambiente di lavoro, quello è un piacevole ambiente naturale.
Ecco, questa obiezione è la misura del guaio in cui ci siamo cacciati. Abbiamo costruito una società artificiale per soddisfare i nostri bisogni igienici. Abbiamo raggiunto questo obiettivo, ma ad un costo che diventa sempre più insostenibile. La differenza tra un ambiente naturale ed uno artificiale è grandissima, tanto che i due ambienti difficilmente potranno coesistere ancora a lungo.

Ora è il momento di riflettere innanzitutto, sul fatto che questo tipo di società artificiale non è in nessun modo l’unica via per soddisfare i bisogni igienici delle persone, sul fatto che stanno nascendo altri bisogni che trascendono quelli igienici.
Partendo di qui, diventa evidente l’esigenza di riprogettare da capo manufatti, sistemi produttivi, città, infrastrutture che somiglino sempre di più ai manufatti della natura.
Le vie di sviluppo generalmente indicate (dall’innovazione tecnologica, alla qualità) sono troppo “industriali”. Non permettono quella riprogettazione profonda che è oggi necessaria. Occorre parlare di una nuova scienza, di una nuova tecnologia, di una diversa qualità, altrimenti si cerca solo di percorrere la strada disperata di far funzionare meglio l’attuale società.

Una riprogettazione profonda (ma ogni tipo di riprogettazione, di proiezioni verso il futuro) richiede che si scriva la storia del futuro che si vuole costruire. Questa storia sta scritta in un business plan … Ed arriviamo alla bellezza. Se il business plan che ottenete è noioso, prodotto da qualche burocrazia professionale e costituito, essenzialmente, da fogli excel, allora non avete compiuto alcuna riprogettazione profonda.
Per essere sicuri di iniziare a scrivere un futuro diverso dal passato, dovete scrivere voi imprenditori personalmente, insieme alla vostra gente, il business plan. Dovete provare, tutti insieme, emozioni nello scriverlo. Deve diventare la lettura serale di tutti i clienti, i fornitori e gli stakeholders. Voi e tutti costoro lo dovere giudicare bello ed emozionante. Solo così sarete attori protagonisti di quella rivoluzione necessaria nei manufatti, nei sistemi di produzione, nelle infrastrutture, nelle città.
E solo se riuscirete ad essere protagonisti  di questa rivoluzione: riuscirete a produrre cassa.
Conclusione? Vi propongo una equazione da tenere in considerazione: bellezza = Flussi di cassa.
Ma come fare a costruire bellezza? Con un cuore generoso e con un linguaggio, ma ne parleremo nei prossimi giorni.



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