"Se gli uomini non nutrono un ideale in un mondo migliore perdono qualcosa.
L'umanità non potrebbe funzionare senza le grandi speranze, le passioni assolute."
Eric J. Hobsbawm

martedì 13 agosto 2013

Infrastrutture cognitive, non fisiche

di
Francesco Zanotti

Sul Sole 24 Ore di oggi un articolo di fondo del Prof Quadrio Curzio. La sua tesi è che una vera ripresa verrà solo da un “significativo intervento europeo per rilanciare grandi infrastrutture”.
Mi permetto di dissentire per almeno due ragioni.
La prima è che non sappiamo quali infrastrutture serviranno nel futuro. Infatti, la possibilità di produrre beni materiali e energia “localmente” e il cambiamento dell’antropologia della società industriale (conseguenti e generanti nuove modalità di trasporto e produzione) cambieranno completamente le esigenze di trasporto fisico: sia di materie prime che di merci e di persone.
Ci serviranno infrastrutture comunicative, ma anche queste non potranno essere solo un potenziamento di quelle attuali.
La seconda ragione è che il cambiamento fondamentale che dobbiamo fare è nella struttura cognitiva della nostra società. Stiamo ancora usando la infrastruttura cognitiva della società industriale. E da essa non riusciamo a liberarci. Se non ce ne libereremo e ci arricchiremo di una nuova struttura cognitiva, non riusciremo a riprogettare una nuova società.
Ma cosa è una nuova struttura cognitiva? Solo degli esempi. E’ costituita da nuove conoscenze di strategia d’impresa che possano moltiplicare la progettualità imprenditoriale. Così da immaginare, per esempio, i nuovi sistemi di produzione e di trasporto coerenti con la nuova antropologia della società post industriale. Ma anche per immaginare nuovi sistemi di servizi, un nuovo welfare etc. E’ costituita da una nuova visione del mondo che permetta agli economisti di uscire dal circolo vizioso della battaglia per le risorse finite. E’ costituita da una nuova cultura organizzativa che sappia attivare e gestire processi di auto sviluppo delle organizzazioni. E’ costituita da un superamento della visione galileiana della scienza che porta ad assurde “teorie del tutto” in campo fisico, genetico, nelle neuroscienze etc. Quel superamento che, credo, farebbe lo stesso Galileo se, vivendo ai nostri giorni, conoscesse tutto quello che oggi conosciamo.


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