"Se gli uomini non nutrono un ideale in un mondo migliore perdono qualcosa.
L'umanità non potrebbe funzionare senza le grandi speranze, le passioni assolute."
Eric J. Hobsbawm

mercoledì 1 gennaio 2014

Care banche … tocca a voi fornire nuove risorse cognitive

di
Francesco Zanotti


Dopo tutto l’eroe del futuro, Steve Jobs, è riuscito a immaginare solo un pezzettino piccolissimo di futuro. Un strumento. Che è diventato l’icona della innovazione perché non c’era di meglio.
Però anche solo una innovazione strumentale ha saputo raggiungere l’obiettivo che tutte le imprese e tutti coloro che hanno interesse allo sviluppo delle imprese sperano di raggiungere: aumentare la loro capacità di produrre cassa.

Noi oggi. Rischiamo (salvo lodevoli eccezioni) di inseguire solo innovazioni ancora più banali di quelle di Steve Jobs. E, quello che è peggio, di percorrere la strada della conservazione. Innovazioni ancora più banali perché non sono neppure l’invenzione di prodotti nuovi, ma riguardano qualche piccolo miglioramento prestazionale delle cose che già produciamo. La strada della conservazione (la più seguita) perché cercare una competitività di costo è voler ostinatamente continuare a fare lo stesso mestiere che si sta facendo, in qualche caso, da generazioni.
Innovazioni banali riusciranno, forse, a garantirci una sopravvivenza stentata per qualche tempo. Nessuna competitività di prezzo ci porterà a sopravvivere: sarà immediatamente annullata dai concorrenti.
Certo, né innovazioni ancor più banali né anche le più dura ricerca di competitività di prezzo porterà le imprese ad aumentare la loro capacità di produrre cassa. E questo non permetterà di aumentare quantità e qualità dell’occupazione, non rilancerà, quindi gli acquisti, non permetterà di aumentare il gettito fiscale pur riducendo le aliquote.
Soprattutto aumenterà le problematicità dei bilanci del sistema bancario.

Se questo è vero, allora dobbiamo avere il coraggio di ammettere che la crisi che oggi stiamo vivendo ce la stiamo costruendo da soli. Infatti, in un mondo che sta chiedendo innovazioni profonde (nuove esigenze esistenziali, un nuovo rapporto tra l’Uomo e la Natura) noi continuiamo a proporre gli stessi prodotti, costruiti nello stesso modo, mettendone in discussione noi per primi il valore perché siamo convinti che li venderemo solo continuando ad abbassare il prezzo. Come possiamo pensare che questo modo di fare impresa possa generare cassa? Non può! E se è il nostro modo di fare impresa che ci impedisce di generare cassa, allora la crisi l’abbiamo costruita e continuiamo a peggiorarla noi.

Per superare la crisi tornando a produrre cassa, dobbiamo attivare una nuova stagione di progettualità imprenditoriale. Che vada ben al di là di quella di Steve Jobs. Dobbiamo immaginare prodotti e servizi radicalmente nuovi, modalità di produzione e servizio altrettanto nuove. Dobbiamo diventare nel mondo i profeti della nuova società prossima ventura. E questo l’unico modo per tornare a produrre cassa.

Ma ce la possiamo fare?
Sì perché la qualità della progettualità imprenditoriale non dipende da qualità innate. Dipende dalle risorse cognitive di cui si dispone. Per aumentare la qualità della progettualità imprenditoriale basta buttare nuove risorse cognitive nel sistema imprenditoriale. Queste nuove risorse cognitive sono costituite dalle conoscenze e dalle metodologie di strategia d’impresa. Attraverso di esse è possibile generare Business Plan che raccontano progetti di innovazione profonda. E’ possibile “misurare” quanta innovazione profonda sia presente nei business plan esistenti.

Chi può fornire queste nuove risorse cognitive agli imprenditori? Le banche. Dovranno distribuirle ed invitare gli imprenditori ad usarle. Dovranno usarle per prime per valutare la profondità della innovazione dei business plan che vengono loro proposti.


Nessun commento:

Posta un commento