"Se gli uomini non nutrono un ideale in un mondo migliore perdono qualcosa.
L'umanità non potrebbe funzionare senza le grandi speranze, le passioni assolute."
Eric J. Hobsbawm

lunedì 13 gennaio 2014

Puntiamo su noi stessi, ma come?

di
Francesco Zanotti


Leggo stamattina il Punto di Severino Salvemini su CorriereEconomia.
Egli esorta a puntare su noi stessi. Anche con toni appassionati.
Ma poi non dice come. Oppure lo dice un po’.
Manca sempre una proposta forte. La nostra è: perché noi si possa contare su noi stessi, rischiare e concretizzare tutta la litania che ne consegue, è necessario cambiare le nostre risorse cognitive di riferimento.
Un esempio: il professore sostiene che sta tornando in auge la pianificazione di lungo temine. Ma perché questa non sia concretizzata solo in miriadi di fogli Excel è necessario che chi “pianifica” usi nuove risorse cognitive. Innanzitutto cambi la visione riduzionistica del mondo (tipica della fisica classica) ed adotti la visione del mondo, tipica della fisica quantistica, degli imprenditori creatori di non mondi e non ereditieri di imprese. E poi utilizzi le conoscenze e la metodologie di strategia d’impresa. Altrimenti non si riuscirà mai a vedere ... quale sogno pianificare. Cioè concretizzare nell'insieme delle azioni che lo realizzano.
Un contro esempio: se non si usano nuove risorse cognitive, invece della strada della costruzione di nuovi mondi (nuovi prodotti e servizi che siano ologrammi di una nuova società) , si imbocca quella della competizione. O dello sfruttamento dei guai degli altri, come comprare aziende nei guai. Salvo poi farsi assorbire da questi guai.


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