"Se gli uomini non nutrono un ideale in un mondo migliore perdono qualcosa.
L'umanità non potrebbe funzionare senza le grandi speranze, le passioni assolute."
Eric J. Hobsbawm

giovedì 6 novembre 2014

ANIA: dimenticare il passato e non costruire il futuro

di
Francesco Zanotti


E’ scoppiata la grana dell’ANIA. Che è come un ologramma della crisi delle altre associazioni imprenditoriali. Ma non è una crisi di Governance è una crisi di significato, quindi di mancanza di strategia.
Mi spiego con una storia di cui sono stato protagonista.
Erano i primi anni ’90 e ho contribuito a sviluppare per ANIA una vera e propria strategia di sviluppo del settore Assicurativo. Lo strumento era un Osservatorio Sociale per le Assicurazioni che aveva come obiettivo quello di coinvolgere gli Attori Sociali (dai consumatori ai sindacati.) nel progettare lo sviluppo del settore assicurativo. Per la costruzione di questo Osservatorio Sociale avevamo raccolto il consenso dei manager assicurativi più importanti e dei vertici dell’ANIA. Unipol non faceva parte dell’ANIA, ma guardava con attenzione a questo progetto che era molto coerente con la sua profonda ispirazione sociale. Ma, poi, come è finita? Come accade di solito: il cambiamento dei vertici dell’ANIA e del mondo Assicurativo (non faccio né il nome dei “cacciati”, né il nome dei subentrati, sarebbe sterile polemica) che contava hanno bloccato il progetto. Figurarsi se nuovi manager approvano quello che è stato fatto dai manager vecchi. Così, invece di 20 anni di cooperazione sociale per costruire un futuro condiviso del settore assicurativo avendo come faro il sistema di welfare, vi sono stati vent’anni di scontro con gli attori sociale. E di perdita di ruolo politico-sociale dell’ANIA.

Morale? E’ il momento che tutte le Associazioni imprenditoriali non tanto cambino Governance, ma si costruiscano un proprio progetto di sviluppo (di senso, nel caso dell’ANIA: che ruolo ha questa Associazione come l’ANIA, quindi che ruolo ha il settore assicurativo, nello sviluppo del nostro Paese?) che dovrà essere molto più ampio ed ambizioso di quello, pur eccellente, degli anni ’90. Non è tanto un problema di regole quanto di progettualità. Il resto è tattica o conflitto di potere personale.

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