"Se gli uomini non nutrono un ideale in un mondo migliore perdono qualcosa.
L'umanità non potrebbe funzionare senza le grandi speranze, le passioni assolute."
Eric J. Hobsbawm

giovedì 20 novembre 2014

Aumentare i flussi di cassa, non il PIL

di
Francesco Zanotti




Tutti (soprattutto politici ed economisti) affermano che è necessario crescere. Ma che cosa è che deve crescere? La risposta che si dà normalmente è molto semplice: il PIL.
E’ vero che vi è chi si concentra su variabili a più alta intensità sociale, come l’occupazione, ma, anche costoro, poi, finiscono col riconoscere che l’aumento dell’occupazione passa inevitabilmente da un aumento del PIL.

Purtroppo, però, se si guarda al PIL si rischia una retorica della crescita velleitaria e anche un po’ qualunquista. Il PIL è una variabile troppo generale, forse anche generica, certo rinunciataria.
Infatti, il PIL contiene tutto e il contrario di tutto: i consumi, la spesa pubblica, gli investimenti, il saldo commerciale con l’estero.
Allora, un aumento del PIL, può essere generato, ad esempio, dall'aumento dei consumi e del saldo commerciale, ma anche dall'aumento della spesa pubblica. Credo, proprio che queste due modalità di crescita non abbiano lo stesso impatto sulle possibilità di sviluppo dell’economia, delle imprese, dell’occupazione, della qualità della vita delle persone.
Ancora: un aumento del PIL è un risultato “medio”. Ma come tutti sanno, i macro risultati medi sono sempre del tipo “pollo di Trilussa”: sono la somma di successi e tragedie. E a noi tutti interessano successi diffusi e condivisi.
Da ultimo, il ragionare in termini di PIL, porta sempre a speranze di crescita molto lente e di piccola entità. E noi tutti abbiamo bisogno di uno sviluppo (anche la parola crescita, come sosterrò più avanti, è una parola a dir poco fuorviante) alto, forte, diffuso e solidale.

Che altra variabile usare. Invece del PIL?
Propongo di usare come variabile di riferimento i flussi di cassa delle imprese. Propongo di spostare l’obiettivo dal livello macroeconomico, al livello della singola impresa.
Usando questa variabile, l’obiettivo dello sviluppo si traduce in qualcosa di molto concreto ed operativo: un aumento rilevante ed in tempi breve dei flussi di cassa a livello di ogni singola impresa.

Se si raggiunge questo obiettivo si ottiene uno sviluppo economico e sociale complessivo che è direttamente proporzionale alla crescita della produzione di cassa.
Si riesce ad aumentare non solo la quantità, ma anche la qualità dell’occupazione.
Si riesce a migliorare la qualità degli attivi delle banche. Detto diversamente: aumentare il merito e la qualità del credito. Detto ancora diversamente: si garantiscono e si remunerano meglio i risparmi.
Si riesce a remunerare il capitale investito e, quindi, a diventare attrattivi per investitori.
Si riesce ad aumentare in valore assoluto e diminuire in termini percentuali, il gettito fiscale. Un aumento del gettito fiscale (rilevante, in tempi brevi e senza effetti depressivi) permette di avere risorse per Stato Sociale, Scuola, Ricerca etc.

In sintesi, è l’aumento dei flussi di cassa delle imprese che porta al formarsi di un circolo economico e sociale virtuoso.
Viceversa, se non si aumentano, anzi si lasciano peggiorare, i flussi di cassa, si genererà un circolo vizioso che, certamente, non verrebbe invertito neanche se si avverassero  gli aumenti oggi immaginati del PIL (come dirò un amento del PIL può anche significare diminuzione dei flussi di cassa).

E’ presto descritto il circolo vizioso
·         fallimenti delle imprese;
·         aumento della disoccupazione;
·         aumento delle sofferenze con conseguente esigenza di ricapitalizzazione delle banche.
Aumento in termini percentuali (perché possa almeno rimanere costante in valore assoluto) di una pressione fiscale elevata già elevatissima, soprattutto se si pensa che essa è dovuta in termini di cassa mentre il bilancio è redatto in termini economici. Questo aumento andrebbe ad aumentare fallimenti, disoccupazione e sofferenze bancarie. Pur senza riuscire a finanziare Stato Sociale, Scuola, Ricerca.

Altri parametri?
Qualcuno potrebbe ipotizzare di usare altre variabili a livello di impresa: il fatturato, l’utile e il profitto. Ma un aumento del valore di queste variabili non necessariamente genererebbe un aumento dei flussi di cassa delle imprese che, come ho dimostrato, sono l’unico “evento” che può indicare che si sta costruendo sviluppo. Anzi potrebbe portare a gravi illusioni.

Iniziamo dal fatturato.
Un’impresa può tranquillamente aumentare il fatturato e, contemporaneamente, aumentare le perdite. Anzi, tanto più l’ambiente è competitivo, tanto più è probabile che questo accada. E aumentare le perdite non porta certo ad un aumento dei flussi di cassa, ma ad un aumento dei debiti. Con l’aggravante che un aumento del fatturato sul breve permette di non considerare così grave un aumento dei debiti.
Se mi si permette una parentesi, queste considerazioni sul fatturato portano ad una ulteriore “controindicazione” sull'utilizzo del PIL come variabile di riferimento per ragionare di sviluppo.
Un aumento del fatturato delle imprese porta certamente ad un aumento del PIL. Ma il PIL non fa differenza tra fatturati “sani” (di imprese che parallelamente aumentano utili e flussi di cassa) e fatturati che generano perdite. Allora chi propone di ricercare un aumento del PIL dovrebbe, almeno specificare che è necessario che gli aumenti di fatturati che lo generano siano “sani”.
Arriviamo agli utili
Si potrebbe pensare di perseguire un contemporaneo aumento del fatturato e degli utili. Ma anche questo non basta: gli utili sono ancora e solo potenzialità di cassa che possono non attualizzarsi mai in cassa realmente entrante e, quindi, in liquidità disponibile per acquisti (ma perché continuare a usare la parola “consumi” quando si può consumare solo la mortadella e non, ad esempio, il telefonino?)

Spesso, soprattutto nei dibattiti politici, si ragiona in termini di profitto: l’impresa ha come obiettivo fondamentale il profitto. Ma questa parola non si sa bene cosa voglia dire. Nel bilancio di una impresa non c’è la voce “profitto”. Tecnicamente si usano molte altre quantità (specificate nel bilancio o da queste calcolabili): EBITDA, Utile, Cash Flow, EVA, ROE, utili distribuiti, aumento del valore delle azioni. E si ragiona in termini di breve o lungo termine. Ora accade che perseguire l’aumento di una di queste variabili comporti il causare la diminuzione di altre. Ed è noto che una prospettiva di breve termine confligge con una prospettiva di lungo termine.
Questo significa che chi usa la parola “profitto” dovrebbe specificare il senso che attribuisce a questa parola, altrimenti il suo utilizzo diventa puramente ideologico.
Serve ad alimentare l’insensato conflitto tra i sostenitori della libera impresa e coloro che vedono nella libera impresa uno strumento di dominazione.

Per non dare adito ad equivoci, e supportare, anche involontariamente, fughe verso strategie di sviluppo populiste e superficiali, che di sviluppo proprio non possono crearne, è necessario specificare ancora un paio di cosette riguardo alla liquidità.

Due note sul finanziamento alle imprese
Oggi si studiano mille misure per far giungere liquidità alle imprese: dal concedere più credito aumentando il capitale delle banche o eliminando (con una bad bank) le sofferenze; dall'emissione di bond aziendali alla quotazione in borsa.
Ma si rischia di spostare solo il problema, anzi di peggiorarlo (aumentando l’indebitamento o spostandone l’onere sui risparmiatori) se non si fa in modo che queste risorse vengono utilizzate per aumentare la capacità autonoma di produrre cassa delle imprese.

Anche il pagamento dei debiti della PA aumenta certamente la cassa disponibile in modo più sano, ma non aumenta la capacità di produrre nuova cassa nel futuro.

Riassumendo e concludendo. Sto proponendo l’aumento dei flussi di cassa come obiettivo di sviluppo. E, quindi, come riferimento del dibattito politico ed economico: tutti coloro che propongono strategie, progetti, interventi per uscire dalla crisi dovrebbero spiegare come è quanto queste loro proposte riusciranno ad aumentare la produzione di cassa delle imprese.


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