"Se gli uomini non nutrono un ideale in un mondo migliore perdono qualcosa.
L'umanità non potrebbe funzionare senza le grandi speranze, le passioni assolute."
Eric J. Hobsbawm

lunedì 10 novembre 2014

Da dove veniamo? Piccola storia del nostro sistema industriale

di
Francesco Zanotti


La guerra aveva “semplificato” le esigenze di auto realizzazione delle persone. Prevalevano i fabbisogni igienci fondamentali: cibo, casa, vestiti, trasporto. Essi erano intensi, semplici e di tipo funzionale.

Per soddisfare queste esigenze ben definite vi erano risorse disponibili e di semplice, quindi potenzialmente diffuso, utilizzo.
Le risorse erano le seguenti:   finanziarie,  energetiche, tecnologiche e cognitive.
Le risorse finanziarie erano resi disponibili dal Piano Marshall.
Le risorse energetiche dall’Agip prima e dall’ENI dopo.
Le risorse tecnologiche erano semplici e facilmente apprendibili attraverso il lavoro.

Le risorse cognitive sono state le più importanti.
Innanzitutto vi era una visione condivisa della società ideale: la società americana. Forse non dal punto di vista politico, ma da quello di soddisfare le esigenze igieniche certamente. Si trattava della società americana.
Poi vi era una visione semplificata dell’impresa e del fare impresa.
Da ultimo, una comune visione del mondo di tipo “ingegneristico”: la visione del mondo della fisica classica.

In quel contesto “ecologico” si è sviluppata la generazione di imprenditori che ha costruito il nostro sistema industriale. Fatto di imprese che costruivano prodotti adatti a soddisfare le esigenze igieniche alle persone e che permettevano a chi lavorava in quelle imprese di comprare i loro prodotti.

Sui risultati raggiunti dal nostro sistema industriale si è costruito un sistema Paese in modo funzionale al miglior funzionamento di quel sistema industriale. Poi cosa è accaduto? Che a quel sistema industriale siamo sostanzialmente rimasti.


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