"Se gli uomini non nutrono un ideale in un mondo migliore perdono qualcosa.
L'umanità non potrebbe funzionare senza le grandi speranze, le passioni assolute."
Eric J. Hobsbawm

mercoledì 26 novembre 2014

Un disperato bisogno di crescere

di
Luciano Martinoli


No, non è il titolo di un romanzo di formazione ma il nome dato all'ultimo "Rapporto sull'economia globale e Italia", il XIX, a cura di Mario Deaglio. 
Eppure con il romanzo di formazione vi sono molte similitudini, perché il disperato bisogno di crescere esiste.
Ma, credo, (ed è questa la tesi che voglio sostenere) che questa crescita debba essere prima cognitiva. Solo dopo una forte crescita cognitiva vi potrà essere una crescita economico e sociale.

Il libro di Deaglio è una rassegna delle risorse cognitive da abbandonare.
Infatti è ora di superare i modi ingenui del passato in cui vedere un mondo che non c'è più. Si rischia di scorgerne solo le antiche vestigia in putrefazione. 
Nel rapporto si percepisce dappertutto un determinismo (esempio ne è la fede nei big data), vecchio di almeno duecento anni, con il quale si cerca di comprendere, in stretto rapporto causale, ciò che sarà domani a partire dalle cause che lo determinano oggi, per di più, aspettandosi che il buono sia solo quello che è accaduto in passato e che potrà riaccadere unicamente come è già accaduto.
Ne sono un esempio la continua invocazione al ritorno di generici consumi (come se vivessimo per respirare e non respirassimo per vivere), di condizioni internazionali più favorevoli (è sempre colpa degli altri!), di una stabilità che mai è esistita e mai esisterà in natura.

Vi è poi il fatalismo dettato dalla convinzione che siano le condizioni generali (politico-strategiche) a determinare le sorti dei singoli, imprese e individui, il cui perdurare, per cause misteriose, impedirà qualsiasi progresso.
Vi è l'invocazione a quella pianificazione da 30.0000 piedi di altezza che può fondarsi solo su correlazioni statistiche, che non significano capire le cause della crescita.
La citata scoperta che "gli economisti sono costretti a prendere in considerazione fenomeni estranei alle loro discipline" , che già balzò in evidenza alcuni anni fa grazie alla Regina d'Inghilterra , non è ancora stata scoperta del tutto e non solo dagli economisti.

C'è la disperata costatazione delle banche italiane nella morsa di due esigenze sovrapposte, finanziarie le imprese e salvaguardare i risparmi, autodenuncia dell'incapacità di comprendere, a livello di ogni singola azienda, i fattori strategici di sviluppo, e non solo la solidità patrimoniale, per finanziarli laddove presenti o accompagnare, con minor danno per tutti, fuori dal mercato coloro che non hanno più nessuna manifesta volontà di "fare impresa".

Il disperato bisogno di crescere delle risorse cognitive esistenti si evidenzia anche quando vengono citati fattori che fanno sperare nella possibilità di crescita dei nostri modi di guardare il mondo, e dunque di farlo crescere.
Deaglio cita Schumpeter che "scoprì" un particolare tipo di imprenditore che "crea mercati mediante l'innovazione anziché adattarsi a quelli esistenti". Mi chiedo quali siano gli imprenditori non particolari e il perché della difficoltà di riconoscere le innovazioni "incrementali" da quelle "fondamentali", ma il richiamo all'imprenditore, agente dal basso, è già un segnale importante.
A proposito delle tecnologie vi è un accenno alla stampa 3D, anche se se ne immagina l'uso per rimpiazzare le macchine nelle fabbriche dimenticando che potrebbero far scomparire le fabbriche stesse sconvolgendo l'equazione mass-production=capital-intensive che ha caratterizzato l'industria fin dal suo nascere.
E poi vi è l'ultimo box del rapporto, Il bordo d'argento delle nuvole nere, che testimonia timidi segnali di ottimismo a partire, anche qui, dalla somma dei fenomeni micro.

Credo di aver evidenziato come il sistema di risorse cognitive su cui si fonda il libro sia quello che sta bloccando lo sviluppo.

E' necessario sostituirlo con una visione del mondo radicalmente costruttiva e con sistemi di risorse cognitive (segnatamente le conoscenze e le metodologie di strategia d'impresa) da affidare agli imprenditori (compresi i banchieri che volessero diventare imprenditori) perché scatenino una nuova stagione di progettualità.
Solo così i rapporti futuri del Prof Deaglio potranno parlare di "magnifiche sorti e progressive" del nostro Paese.


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