"Se gli uomini non nutrono un ideale in un mondo migliore perdono qualcosa.
L'umanità non potrebbe funzionare senza le grandi speranze, le passioni assolute."
Eric J. Hobsbawm

giovedì 18 dicembre 2014

Investitori incapaci di giudicare investimenti strategici …

di
Francesco Zanotti


E’ certamente vero che vi sono investitori stranieri che stanno pensando di investire a debito sulle imprese italiane. Ma si rischia che la loro logica di fondo gli impedisca di capire dove esattamente stanno le opportunità. Il rischio è che non le vedano e decidano di non investire.
E non sto parlando delle solite banalità della giustizia che non funziona, delle normative troppo complicate etc. Ma di un problema più profondo.
Mi spiego.
Questa tipologia di investitori sono abituati a valutare investimenti puramente finanziari. Cosa intendo con questa espressione? Intendo investimenti che servono a fornire liquidità alle imprese per farle funzionare meglio o crescere nella continuità. Detto diversamente: investimenti che non alterano la struttura fondamentale del conto economico e, quindi, dopo, dello stato patrimoniale.
Lo dimostra il fatto che, nel valutare il rischio degli investimenti, esaminano il conto economico e lo stato patrimoniale attuali delle imprese da finanziare. Poiché le imprese restituiranno le risorse finanziarie loro affidate nel futuro, il loro metodo di valutazione funziona se l’utilizzo che le imprese fanno delle risorse loro affidate non cambia la struttura fondamentale del loro conto economico e stato patrimoniale.
Questa logica di fondo porta, quindi, a concentrarsi sul titolo e dimenticare l’impresa. l’attenzione va al processo di emissione del titolo di debito e, poi, nella gestione del titolo. Diventa rilevante se il titolo è quotato e se esiste un mercato secondario dove scambiare il titolo.
Riconosco che le dichiarazioni ufficiali sono diverse. Ma si rischia che siano solo retoriche. Si parla di futuro, si da importanza al business plan. Ma non ci si cura di disporre di un apparato metodologico per valutare questi business plan. Viene lasciato all'intuito ed all'esperienza dei valutatori. Ma il vero oggetto su cui si concentrano gli sforzi valutativi (sia nel processo di origination e che ne processo di valutazione) continua ad essere il bilancio.
Usando questa logica si rischia di non trovar nessuna impresa sulla quale investire. Nel linguaggio dei finanzieri: non esiste l’asset class dei titoli di debito delle imprese italiane. Già numerosi importanti investitori istituzionali sono giunti a questa conclusione.
Torno al discorso del sistema Paese: gli investitori non investono, anche se vorrebbero farlo, per i loro limiti di visione. Per fare affluire capitali dall'estero occorre aiutare gli investitori a cambiare logica di approccio. Per i lettori di questo blog: il problema è sempre quello delle risorse cognitive.
Cosa dire agli investitori istituzionali stranieri (ma vale anche per quelli italiani e per le banche)?
Che le imprese italiane (ma poi tutte le imprese) devono fare investimenti strategici. Cioè, visti dal punto di vista finanziario, investimenti che hanno come obiettivo quello di cambiare radicalmente la struttura dei loro conti economici e dei loro stati patrimoniali. Solo se ci si mette da questo punto di vista si capisce l’essenzialità del Progetto Strategico di una impresa. E’ solo da esso che si capiscono quali cambiamenti l’impresa vuole attuare nella definizione del business. E che impatto avranno questi cambiamenti nella struttura del conto economico nel futuro. Solo se ci mette in quest’ottica diventa evidente che servono nuove risorse cognitive per riuscire a valutare i business plan delle imprese.


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