"Se gli uomini non nutrono un ideale in un mondo migliore perdono qualcosa.
L'umanità non potrebbe funzionare senza le grandi speranze, le passioni assolute."
Eric J. Hobsbawm

giovedì 11 dicembre 2014

La cultura dei “finanzieri”

di
Francesco Zanotti


Non sto parlando ovviamente degli uomini della Guardia di Finanza …
Ogni titolo che viene scambiato nei mercati finanziari ha un sottostante che il titolo stesso rappresenta. Nei casi di coloro che emettono e scambiano titoli relativi alle imprese il sottostante è costituito dalle imprese stesse.
Come ragiona un finanziare? Cerca di accertarsi che il sottostante sia “buono”: cerca di prendere in considerazione imprese “buone”. E relativamente a queste imprese costruisce titoli. Il suo interesse principale è la costruzione e la commercializzazione successiva del titolo. Implicitamente ipotizza che una impresa buona non possa diventare cattiva. Cioè ipotizza che il sottostante non possa degenerare. Dopo tutto: costruendo “futures”, mica si ipotizza, che ne so, che l’alluminio possa deteriorarsi. Dimostra questa tesi anche il prevalere della analisi tecnica (che riguarda la storia di scambio del titolo) sull'analisi fondamentale che si dovrebbe occupare del sottostante.
Ora, dopo tutto al finanziere interessa che le imprese siano buone nel futuro. Ma le imprese che saranno buone nel futuro non sono quelle che sono buone oggi, ma coloro che attueranno una rivoluzione strategica. Allora il finanziare dovrebbe essere interessato alla strategia futura dell’impresa. Purtroppo non ha le risorse cognitive per farlo … Purtroppo per l’economia e tutti noi.


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