"Se gli uomini non nutrono un ideale in un mondo migliore perdono qualcosa.
L'umanità non potrebbe funzionare senza le grandi speranze, le passioni assolute."
Eric J. Hobsbawm

giovedì 26 febbraio 2015

Business Plan: che confusione!

di
Francesco Zanotti

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Ma cosa caspita si intende con “Business Plan”? Tante cose, ma tutte hanno una caratteristica comune: non interessano all'imprenditore. Occorre allora buttare tutto all'aria … buona ... in un prossimo post
Vediamo più in dettaglio.
Il pensiero mainstream con l’espressione “Business Plan” intende un documento che contiene una descrizione qualitativa (tendenzialmente solo ornamentale) dell’impresa più la parte sostanziale che è costituita dai conti che sono generati attraverso le famose “assumption”. Il mondo della finanza utilizza l’espressione “Information memorandum” che ripete lo schema “descrizione dell’impresa più conti previsionali fondati su assumption”. Tra descrizione qualitativa e previsioni quantitative vi è solo una vicinanza letteraria: sono scritte l’una dopo l’altra. Il generare la parte qualitativa del Business Plan (a maggior ragione dell’Information Memorandum) sembra essere solo un atto dovuto, ma poi nessuno sa cosa farsene. La si sfoglia velocemente e si passa alla sostanza. Cioè ai numeri.
In pratica, i lettori di un Business Plan si soffermano solo sui numeri. Ed utilizzano per valutarli non la descrizione che viene fatta dell’impresa, ma la loro “conoscenza” del settore di riferimento dell’impresa.
Accanto, insieme, ma staccato, esiste il Piano industriale che, nella vulgata comune è una Piano di trasformazione dell’impresa che viene fatto da professionisti diversi da coloro che fanno il Business Plan.
Poi esiste il Business Plan delle start-up che è (dovrebbe essere) un insieme “coerente” di Piano industriale e Business Plan.
Da ultimo esistono le espressioni qualitative come “Progetto strategico” e “Progetto di Sviluppo” che indicano aspirazioni più che, ma non hanno un format (contenuti specifici) di riferimento.
In tutta questa confusione l’imprenditore non sa bene a cosa serva un Business Plan. Pensa che sia un’ulteriore pratica burocratica che occorre fare per ricevere denari. E sta a guardare quelli che fanno (e litigano tra di loro per farlo) per lui un Business Plan il cui format si è andato formando e impoverendo nel tempo. Mentre guarda continua a gestire la sua impresa nell'attesa che chi scrive Business Plan e chi lo valuta si mettano d’accordo in modo che, finalmente, gli arrivino i soldi in modo che egli possa continuare a realizzare il vero Business Plan che sta solo nella sua testa.
Insomma, ogni imprenditore farebbe volentieri a meno di fare il Business Plan di cui oggi si parla.
E arrivo all'aria buona, anche se solo suggerita
Io credo che questo strano equilibrio di mondi professionali che vogliono far fare a tutti i costi un Business Plan agli imprenditori che, però, accettano di farlo solo sotto “ricatto” (se non fai il Business Plan non ti do soldi) sia da cambiare radicalmente. 
Il primo passo è quello di ripensare al senso e ai contenuti di un Business Plan. Con questo cambiamento fare il Business Plan diventa il momento centrale della gestione strategica dell’impresa. Ma di quale possa essere questo nuove senso del Business Plan e attraverso quali contenuti lo si realizzi, sarà tema di un prossimo post.


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