"Se gli uomini non nutrono un ideale in un mondo migliore perdono qualcosa.
L'umanità non potrebbe funzionare senza le grandi speranze, le passioni assolute."
Eric J. Hobsbawm

martedì 17 novembre 2015

Quale è la differenza tra manager e imprenditore?

di
Francesco Zanotti

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Hanno due visioni del mondo e svolgono due attività completamente diverse.
L’imprenditore crede che sia possibile costruire mondi diversi dall’attuale e si impegna a farlo. Crea imprese, mercati e partecipa a creare società che prima non esistevano.
I manager invece gestiscono imprese, mercati e società esistenti. La cultura della competizione è una cultura manageriale, non imprenditoriale.
I manager vengono dopo. Dopo che gli imprenditori hanno creato imprese, mercati e società, tocca ai manager portarli a maturazione.
E a un certo punto, però, i manager devono lasciare. Perché imprese, mercati e società invecchiano e perdono di senso. Insistere sulla cultura del funzionamento e della competizione accelera il processo di perdita di senso e impedisce di vedere le potenzialità di creare nuove imprese, mercati e società.
Oggi a chi tocca? Oggi tocca di nuovo agli imprenditori, come nel dopoguerra. Le imprese, i mercati e il modello di società creati in quegli anni stanno perdendo di senso. La crisi è frutto del non prendere atto di questa perdita di senso e insistere in miglioramenti nel funzionamento di sistemi (imprese, mercati e società) che hanno perso di senso.
Ovviamente con “imprese” intendo tutte le imprese: da quelle industriali a quelle di servizio, banche in testa.
Particolarmente difficile è il caso della banca, settore in cui l’azione imprenditoriale non si è mai sviluppata. Anche gli “imprenditori” che hanno preso in mano qualche banca, l’hanno fatto con il più puro (ma modesto) agire manageriale.



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