"Se gli uomini non nutrono un ideale in un mondo migliore perdono qualcosa.
L'umanità non potrebbe funzionare senza le grandi speranze, le passioni assolute."
Eric J. Hobsbawm

venerdì 29 gennaio 2016

Il successo di una impresa non dipende dal contesto economico

di
Francesco Zanotti

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E la ragione è semplice: non vi dipende perché lo crea. E se lo crea negativo sarà ben colpa sua. Se mi tiro la zappa sui piedi, non posso dare la colpa ai marziani.
Mi spiego.
Lo svilupparsi del sistema economico italiano è stato generato da imprese che proponevano prodotti con un profondo significato non solo funzionale ma, soprattutto, esistenziale.
Solo per fare qualche esempio, la 500 garantiva una nuova libertà di trasporto personale. La lavatrice garantiva la liberazione del tempo che le donne dedicavano al bucato. Il frigorifero garantiva stili di acquisti radicalmente diversi. Il televisore garantiva un’apertura sul mondo.
Prodotti straordinari che cambiavano straordinariamente la vita.
Il significato esistenziale di questi prodotti era uno stimolo fortissimo all’acquisto.
Si sono così sviluppate le imprese che proponevano questi prodotti e si è sviluppato un sistema di fornitori, di terzisti, di servizi che prosperavano perché prosperavano i produttori “primari”.

Una delle caratteristiche fondamentali di quel sistema di imprese è che producevano cassa. Tanto che a quel tempo si sono formati quei patrimoni e, più generalmente, quei risparmi che costituiscono la nostra ricchezza di fondo. Essa, come tutti sanno, è molto maggiore del debito pubblico.

Poi cosa è accaduto?
Che il significato dei prodotti si è andato banalizzando: hanno perso piano piano il loro significato rivoluzionario e sono diventati sempre più prodotti solo utili. Contemporaneamente, si sono moltiplicate troppo le imprese che li producevano. E’ iniziato, così, il ciclo involutivo della competizione che alla fine genera battaglie di prezzo.
La capacità di generare cassa si è trasformata nell’esigenza di finanziamento non solo per gli investimenti, ma anche per l’attività corrente.
Il risultato finale è stata la crisi complessiva che stiamo vivendo. La nostra è una crisi da perdita di significato, da mancanza di innovazione profonda.
Lo dimostra anche il fatto che la crisi non è di tutti, perché il processo di perdita di significato dei prodotti è diverso da settore a settore. Vi sono alcune imprese i cui prodotti mantengono una forza identitaria rilevante. E, ma non è un caso, non hanno bisogno né di farsi finanziare gli investimenti, né tanto meno l’attività corrente.
In sintesi, la crisi è generata da una rinuncia progressiva delle imprese alla progettualità imprenditoriale. Dopo lo sforzo creativo del dopoguerra ci si è piano piano spenti nella conservazione.
E’ la voglia di conservazione che genera i cicli economici negativi.


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