"Se gli uomini non nutrono un ideale in un mondo migliore perdono qualcosa.
L'umanità non potrebbe funzionare senza le grandi speranze, le passioni assolute."
Eric J. Hobsbawm

giovedì 28 aprile 2016

Elkann, Marchionne e i fratelli Wright

Quale è il posizionamento strategico di FCA?
di
Luciano Martinoli


Wilbur e Orville Wright, chiamati più semplicemente fratelli Wright, furono i primi, all'inizio del secolo scorso ad aver fatto volare con successo una macchina motorizzata "più pesante dell'aria" con un pilota a bordo, essendo riusciti a far alzare dal suolo il loro Flyer per quattro volte, in modo duraturo e sostanzialmente controllato, il 17 dicembre 1903. Non erano laureati e non riuscirono nemmeno a diplomarsi ma dotati di inventiva e ingegno, riuscirono nell'impresa dove tanti, in quegli anni, fallirono ripetutamente. All'epoca dei loro tentativi, finalmente coronati da successo, di realizzare la macchina volante, si guadagnavano da vivere costruendo e riparando biciclette.
Cosa c'entra tutto questo con FCA?

domenica 24 aprile 2016

Polveri di stelle imprenditoriali

di
Francesco Zanotti

Risultati immagini per esplosione supernova hd

Il satellite ACE della NASA sta rilevando una pioggia di polvere di stelle (in realtà sono nuclei di un isotopo radioattivo del ferro) che proviene dalla esplosione in supernova di una grande stella distante circa 400 anni luce.
Giovanni Caprara (l’autore dell’articolo su “La lettura” di questa settimana) ci racconta che “Tutti gli elementi lanciati nello spazio da una supernova sono preziosi perché agiscono da veri fertilizzanti nel cosmo favorendo la nascita di pianeti ed altre stelle”.

Immaginate: l’esplosione di una grande impresa distribuisce nella società “polveri di imprenditorialità”. Ma noi non possiamo attendere che queste polveri di imprenditorialità agiscano troppo lentamente. Dobbiamo moltiplicarne la capacità “fertilizzante”. Come? Fornendo a queste polveri di imprenditorialità conoscenze e modelli di progettualità strategica.

mercoledì 20 aprile 2016

Strumenti di Strategia d'Impresa: confronto Canvas vs. modello Crescendo

di
Luciano Martinoli


Da queste pagine parliamo spesso sia di Strategia d'Impresa che del documento che rappresenta la strategia di un'azienda: Il Business Plan. Ricordiamo che, colpa della omonimia che non facilita la comprensione, per Strategia d'Impresa, o Corporate Strategy, si intende la disciplina che studia linguaggi e modelli per rappresentare gli intenti strategici delle imprese, mentre per strategia dell'impresa si indica la specifica volontà della singola azienda rappresentata nel Business Plan.

A questo punto sorge spontanea la domanda: cosa dovrebbe contenere un Business Plan (argomento affrontato nel seguente post)? Quali modelli di Business Plan esistono?
Iniziamo con questo post a cercare di dare risposte organiche, anche se non esaustive, incominciando da un confronto tra il Business Model Canvas e il modello Crescendo. Ricordo che il modello Crescendo è frutto di un pluriennale lavoro di ricerca nell'ambito della Corporate Strategy e altre discipline e, ad oggi, rappresenta lo stato dell'arte mondiale della stessa Corporate Strategy.

Si è occupato di questo benchmark il Dott. Michele Savio Risplendente, il cui lavoro può essere visionato a questo link

venerdì 15 aprile 2016

Il coniglio, la lepre, l'elefante e... le Banche in Borsa

di
Luciano Martinoli


Luigi Einaudi diceva che gli investitori hanno un cuore di coniglio, gambe di lepre e memoria di elefante. La metafora è molto potente per esprimere alcune loro caratteristiche, anche se in modo un po' esagerato. Che c'entrano però conigli ed elefanti con le banche?

Si è appena concluso il 7° forum banca-impresa, magistralmente condotto da Alessandro Plateroti e Moyra Longo del sole24ore, con una abbondanza di validissimi spunti e riflessioni su questo antico (e irresolubile?) tema.
Ritengo che il cuore del problema sia stato toccato da un'affermazione, durante una delle interviste mattutine, del Dott. Nicastro, presidente della nuova Banca Marche, Etruria, Carife e CariChieti :

 "Nell'ambito bancario se raccogli risparmio e lo investi in asset management sui mercati mondiali vieni premiato, se invece lo dai alle famiglie e alle imprese italiane vieni penalizzato."

Considerazione giustissima che si riferisce, però, ad un comportamento degli investitori abbastanza recente. 
Cosa è cambiato rispetto a prima?

lunedì 11 aprile 2016

Il recente convegno Centro Studi Confindustria e la Strategia d'Impresa

Lettera aperta al Dott. Luca Paolazzi
direttore del Centro Studi Confindustria

di
Luciano Martinoli


Gentilissimo Dott. Paolazzi
Desidero congratularmi per il recente convegno dell'8 e 9 aprile a Parma del quale hanno dato ampio spazio i giornali.
Proprio a fronte di alcuni commenti riportati dalla stampa sembra siano stati evidenziati quei temi  che da sempre indichiamo come i fattori primari, insieme agli strumenti necessari, per un ritorno allo sviluppo: la (ri)progettazione strategica delle imprese  e la conseguente rappresentazione in Business Plan pubblici.

Il mito dell’export

di
Francesco Zanotti

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Tutti sono convinti che la via della crescita sia l’export. Ma ragioniamoci sopra … Perché noi si esporti qualcuno deve importare. E deve avere i soldi per poterci pagare. Dove li va a prendere?  O facendo debiti o a sua volta dall’export. Nel fare debiti non si può esagerare e questo significa che non vi possono essere paesi solo importatori. Vi deve essere un equilibrio tra import ed export. Anche noi dobbiamo essere importatori perché altrimenti i paesi verso cui esportiamo non avranno i soldi per pagarci. Ma nei settori in cui siamo importatori… non possiamo esportare … Allora l’export non può essere una strategia per tutte le imprese. Allora è una bufala spingere tutte le imprese indistintamente verso l’export. E’ un mito, una illusione insostenibile.

sabato 9 aprile 2016

Ma quale nuovo modo di fare d’impresa?

di
Francesco Zanotti
Ieri e oggi il Centro Studi di Confindustria presenta il suo rapporto biennale intitolato “Imprenditori i geni dello sviluppo”.
Guardando le slides di presentazione, leggo che un nuovo paradigma economico chiede agli imprenditori un salto culturale e un nuovo modo di fare impresa.
Mi vengono delle domande che mi sembrano cruciali.
Le distribuisco su due post.
Il presente e quello su http://ettardi.blogspot.it/2016/04/ma-che-processi-cognitivi-mette-in-atto.html 
In questo post: ma in cosa consiste il nuovo paradigma economico? Qual è un nuovo modo di fare impresa?
Purtroppo la risposta non c’è.
Non c’è perché si pensa forse che la risposta sia così evidente e nota che non è il caso di riproporla? Se così fosse allora la maggior parte degli imprenditori già farebbe imprese in modo nuovo. E sarebbe inutile esortarli a fare quello già stanno facendo.

Se invece non è così nota, perché non esplicitarla? Come fa un imprenditore a conoscere quale sia il nuovo paradigma economico e quale è il modello di impresa che deve mette in atto?

mercoledì 6 aprile 2016

Investire nell’economia … e nella conoscenza

di
Francesco Zanotti

Risultati immagini per conoscenza

Morya Longo sul Sole 24 Ore di oggi propone un documentato editoriale il cui messaggio finale è: ragazzi è il momento di investire nell’economia. Nell’ultimo capoverso dell’editoriale scrive: “Per questo è necessaria una azione sistemica, in Italia e in Europa, per favorire ulteriormente un vero mercato dei capitali in grado di fare arrivare la liquidità dove serve”.
Mi permetto di aggiungere un contributo che riguarda il “dove serve”.
Il problema è che gli investitori oggi non sanno individuare il dove serve: non dispongono delle risorse cognitive per farlo. E se ne rendono conto. Accanto ai mercati dei capitali è, quindi, necessario agire anche sui mercati della conoscenza. Occorre rendere disponibili agli investitori e alle imprese conoscenze avanzate di strategia d’impresa. Operativamente, occorre, innanzitutto, fornire agli investitori strumenti avanzati per valutare i Business Plan (Rating dei Business Plan) delle imprese o i grandi progetti infrastrutturali. Poi, occorre rendere disponibili alle imprese modelli di Business Plan avanzati e metodologie per utilizzarli.
Purtroppo oggi si stanno diffondendo solo modelli banali, del tutto inadatti a supportare il processo decisionale degli investitori come il modello di Osterwalder. La diffusione di modelli banali rischia di convincere gli investitori che dal pianeta della conoscenza arrivano solo banalità, adatte a qualche start-up senza pretese.

Il ruolo di questo blog è anche quello di rendere disponibili e continuamente aggiornare i più avanzati modelli e metodologie di strategia d’impresa al cui sviluppo ci sembra di fornire contributi rilevanti. 

sabato 2 aprile 2016

L'era delle pietre non è finita per mancanza di pietre

di
Luciano Martinoli
l.martinoli@cse-crescendo.com



Ahmed Zaki Yamani, ministro del petrolio saudita dal 1962 al 1986, fece questa affermazione durante un’ intervista nel 2000 all’agenzia di stampa Reuters. Si riferiva al fatto che l’età del petrolio non necessariamente finirà per mancanza di petrolio ma, come è accaduto per altre "risorse", per altri motivi. L'età della pietra non certo per mancanza di essa, l'era dei cavalli non è finita per mancanza di cavalli, quella della telefonia "per strada" non è terminata per mancanza di cabine pubbliche, ecc.

Sul sole24ore di oggi Morya Longo pone un interrogativo estremamente intrigante: perchè i listini europei vanno di pari passo con le quotazioni del greggio? Condivido a pieno tutte le motivazioni addotte ma mi sento di aggiungerne un'altra, più sistemica, basandomi su esse: la paura della fine dell'età della pietra (petrolio).

venerdì 1 aprile 2016

Telecom e capacità progettuali

di
Francesco Zanotti

Risultati immagini per telecom

Telecom ha scelto Flavio Catteneo come AD.
Che giudizio dare? Nessuno ovviamente.
Quali criteri proporre per giudicare il suo operato? Io credo si debba usare la sua capacità progettuale. Non è il momento di razionalizzare l’esistente, è il momento di costruire un nuovo futuro, soprattutto per una impresa come Telcom. Detto diversamente, serve capacità progettuale e non capacità razionalizzatrice.
Detto, questo, ecco quale è il criterio di valutazione che propongo? Si potrà valutare la competenza progettuale di Flavio Cattaneo dalla qualità del Business Plan che andrà a sviluppare: dai suoi contenuti e dal modo in cui sarà sviluppato. Sarà Il Business Plan di una persona o della Comunità degli stakeholder interni ed esterni a Telecom?

Nel passato è sempre stato il Business Plan di una persona, come si legge anche dal Rating che abbiamo assegnato ai Business Plan Telecom.