"Se gli uomini non nutrono un ideale in un mondo migliore perdono qualcosa.
L'umanità non potrebbe funzionare senza le grandi speranze, le passioni assolute."
Eric J. Hobsbawm

venerdì 5 agosto 2016

"Delistiamo" tutte delle banche...

...perchè non sono aziende ma istituzioni
di
Luciano Martinoli


Il "Delisting" è la rimozione di un titolo dal mercato azionario: esso non verrà più trattato in borsa. Perchè questa proposta così radicale? Le motivazioni le fornisce, con un asciutta e precisa sintesi dei fatti degli ultimi mesi, l'articolo di Moyra Longo sul sole24ore di oggi .
La rassegna degli eventi che hanno motivato i comportamenti degli investitori, è sconcertante.
Lo sconcerto deriva dalla constatazione che ormai il mercato bancario, nella narrazione dei media e dei suoi protagonisti, è totalmente sotto il controllo di agenti esterni alla banca stessa: economia in recessione che produce npl ( e che potrebbe, se ripartisse, riassorbirli), tassi bancari a zero, o sotto, che impattano sulla redditività, dichiarazioni e comportamenti dei regolatori (BCE, EBA, ecc.) che influiscono sulle decisioni aziendali (ad esempio aumento di capitale imposto al nostro Banco Popolare) e orientano, in assenza di altre voci, gli investitori, e via di seguito.

In tutto questo si constata l'assenza totale di figure imprenditoriali, che potrebbero "inventare" quel nuovo modo di fare banca da tutti invocato, il nuovo "business model", come definito dalla vulgata, che lascia spazio alla solita triste litania dei grandi manager che più che annunciare taglio costi, vendere gioielli di famiglia e invocare aumenti di capitali non sono in grado di fare (e cosa potrebbe fare uno che si è messo in testa di "gestire" invece che di "creare"?).
Non è un caso allora, e non ha torto, che gli investitori rifuggono dal settore che percepiscono, sempre di più, equivalente ad un ipotetico comparto di titoli azionari di un ministero, senza nessun obiettivo reddituale e aventi come unico scopo, il cui perseguimento è rigidamente controllato da leggi, di far funzionare una parte dell'amministrazione (nel caso delle banche il flusso delle risorse finanziarie).

Potrebbe cambiare qualcosa? 
Certamente sì. 
Il settore bancario non è certo l'unico ad essere regolamentato, basti pensare al farmaceutico, l'alimentare e, dai recenti scandali internazionali, l'automotive. Ciò che davvero manca al settore è la capacità imprenditoriale di battere nuove strade, di inventare, fuori dai territori regolamentati e coerentemente con essi, nuovi modi di fare banca (come sosteniamo nel nostro scenario che non fornisce ricette ma fa intravedere "panorami" possibili).
Purtroppo dalle narrazioni dei possibili futuri che le banche vogliono perseguire, i loro Business Plan, tutto ciò è assente, e il mercato ne tira le conseguenze.

Perchè allora un investitore, che indirettamente alla fine gestisce anche soldi nostri, dovrebbe investire nelle banche?
Molto meglio "istituzionalizzarle", per il bene di tutti, anche nella forma visto che nella sostanza già lo sono.

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