"Se gli uomini non nutrono un ideale in un mondo migliore perdono qualcosa.
L'umanità non potrebbe funzionare senza le grandi speranze, le passioni assolute."
Eric J. Hobsbawm

venerdì 22 settembre 2017

Le sette "sorellastre" socialmente poco utili


Le grandi aziende del Web hanno una produzione di cassa superiore addirittura alle "sette sorelle" del periodo d'oro del petrolio. Ma quale è il significato economico, e sopratutto sociale, del prevalente impiego di questa enorme mole di denaro in attività finanziarie?

La notizia non è proprio dell'ultima ora. Sono infatti diversi anni che Apple in testa seguita da Google, Facebook, Amazon e altre aziende tecnologiche impiegano il loro enormi flussi di cassa liberi, prodotti dalle attività caratteristiche, investendoli in attività finanziarie. Chiariamoci subito: nulla di male in tutto questo, non voglio innescare polemiche ideologiche contro il ricco di turno solo perchè fa soldi a palate. Il mio intento è quello di proporre alcune considerazioni sul significato di questo fenomeno per l'economia reale e per la società in generale.

Il giornalista che riporta la notizia fa giustamente un parallelo tra queste aziende e quelle del petrolio di qualche decennio fa. Ricorda infatti che

dominavano il mercato, producevano ingenti flussi di cassa che venivano destinati in buona parte agli investimenti per nuovi giacimenti e per il resto in lauti dividendi.

Quegli investimenti, oltre a creare maggiori opportunità di ricchezza per l'azienda che li faceva, creavano posti di lavoro, nuove aziende a supporto della catena del valore, crescita di quelle già esistenti nell'indotto, insomma spingevano ad uno sviluppo complessivo dell'economia.
Oggi anche i giganti del web

hanno importanti investimenti produttivi, ma ben lontani dalle risorse chieste allo sviluppo dei grandi giacimenti petroliferi. Non solo ma ogni aggiornamento di prodotto e processo comporta investimenti marginali via via minori.

cita testualmente l'articolo. Cosa se ne fanno allora dei soldi in più? Li investono in attività finanziarie, non produttive. Tale attività non è negativa di per sé, ovviamente, ma fa sorgere quesiti su che contributo dia all'economia reale e alla società.
Quanti posti di lavoro crea un miliardo di acquisti in titoli di stato americani?
Quanti ne crea un miliardo investiti in azienda?
La risposta è ovvia, ma allora quali sono le motivazioni profonde di questi comportamenti?

Di certo non quelle di mettere i soldi "sotto il materasso", essendo tutte aziende quotate e sempre interessate ad aumentare il loro valore in borsa. La risposta più ovvia, dal punto di vista strategico, è un "deficit imprenditoriale": non sanno che uso industriale farne!
Detto in maniera diversa, sta accadendo qualcosa di unico nella recente storia economica: la produzione di cassa è superiore alla capacità progettuale di impiego in attività industriali.
Sembrerebbe un'affermazione contraddittoria considerando il successo che i prodotti e servizi di tali aziende sono riuscite a creare, eppure è così.

I mercati creati dal nulla, perchè prima non esistevano, risultano essere, per quanto grandi, di nicchia e poco durevoli nel tempo. Non hanno bisogno di grandi investimenti per essere mantenuti e si spengono (si spegneranno) dopo qualche anno, al massimo un decennio. Ecco perchè la fama di acquisizioni e investimenti in ricerca e sviluppo che però si scontrano con la limitatezza della visione dei loro stessi fondatori che, pur avendone i mezzi che le stesse loro capacità gli forniscono, non riescono a creare opportunità di investimento e crescita da altre parti.
L'unica che sembra al momento aver capito l'importanza della preponderanza dell'investimento industriale rispetto a quello finanziario sembra essere Amazon con la sua iper attività in qualsiasi settore dove vede opportunità di crescita.

Ma vi è un'altra considerazione strategica da fare, forse più importante. Come ricorda un'altro articolo del sole24ore, a proposito della preponderanza degli strumenti finanziari negli attivi di tali società

D’ora in poi non basterà, più per i colossi della tecnologia, valutare la bontà e la redditività dei loro prodotti e del loro business, ma andrà data un’occhiata anche al loro portafoglio finanziario. I centauri del Web possono trasformarsi da ghiotta opportunità a rischio zero, data la mole ingente di flussi di cassa che producono ogni anno, a un problema se i mercati finanziari dovessero incontrare una nuova crisi. 

che vuol dire che tali aziende sono passate dall'essere creatori di nuovi mercati, con i loro prodotti e servizi innovativi, ad essere dipendenti dai vecchi mercati, quelli finanziari. Una sorte davvero ironica, oltre che triste, per chi ha "cambiato il mondo" che oggi, più banalmente e comodamente, ci si adegua.

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